Sala I

Il Friuli è costellato di gru, le strade sono intasate dal viavai di autocarri. Le macerie e il nuovo coesistono in un paesaggio surreale.
Gli uffici comunali diventano la spina dorsale della ricostruzione.

foto: Miri Calderari

Lo Stato onora gli impegni: i finanziamenti promessi arrivano tutti. La Regione appronta adeguati strumenti di controllo della spesa. Elabora un sistema di accorpamento degli appalti dei lavori per contenere i costi e rendere possibili gli interventi anche nelle zone più disagiate. La ricostruzione richiede correttezza e responsabilità.

foto: Archivio Associazione Nazionale Alpini (ANA), Udine

La Regione si dota degli strumenti necessari per esercitare il controllo sull’impiego dei finanziamenti ed evitare la dispersione delle risorse. La gestione della spesa è anche un processo democratico. Il 34% dei fondi complessivamente stanziati per la ricostruzione è amministrato dai Sindaci quali Funzionari Delegati della Regione. Il controllo della popolazione è diretto e capillare.

Nell’area terremotata l’urbanistica compie un notevole salto di qualità e coinvolge amministratori, professionisti, cittadini.

Lo strumento urbanistico fondamentale della ricostruzione è il piano particolareggiato del centro abitato. Riguarda tutti, desta per questo una grande partecipazione della popolazione.

La ricostruzione è però resa possibile anche dalla solidarietà che ha accompagnato il Friuli lungo il suo percorso di rinascita.

La stampa nazionale ed estera dà grande risonanza al terremoto del Friuli, mobilita l’opinione pubblica, promuove sottoscrizioni da destinare alla ricostruzione.

I “Fogolars Furlans” danno vita  a tante iniziative mirate a raccogliere aiuti per i Friuli. Enti pubblici, associazioni, diocesi organizzano raccolte di fondi e realizzano interventi mirati.

L’intervento energico degli alpini poi è stato fondamentale. Hanno dato vita ad un’impresa senza precedenti in termini di giornate lavorative per riparare case o ricostruirle.

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