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L’opera è imponente. Solo un meccanismo organizzativo ben coordinato può affrontare il faticoso compito di rimettere in piedi il Friuli.

Il principio della “macchina” di governo della ricostruzione è la delega verso il basso: dallo Stato alla Regione, dalla Regione ai Comuni.

A Tiere Motus abbiamo raffigurato  la macchina di governo della ricostruzione attraverso ingranaggi, che rappresentano il decentramento delle funzioni di governo. Gli ingranaggi verdi rappresentano lo Stato, quelli azzurri la Regione e quelli gialli i Comuni.

Lo Stato affida l’intera gestione della ricostruzione alla Regione, in mano a uomini capaci di far funzionare le cose a tutti i livelli. Ancora oggi sono considerati essi stessi simbolo della ricostruzione.
Si istituisce nel settembre del ‘76 la Segreteria Generale Straordinaria; assume da subito il ruolo di “authority”, con forti e rapide capacità decisionali, tecniche e di spesa.
E’ diretta da Emanuele Chiavola, e dipende direttamente dal Presidente dalla Giunta regionale, Antonio Comelli.

Osservando ancora la macchina, va sottolineato il ruolo importante assunto dai Sindaci, nell’ingranaggio rappresentati in giallo.

Sono dotati di strumenti gestionali, urbanistici e tecnici.
Sono loro che predispongono i progetti, appaltano i lavori e controllano il loro buon esito.

Per accelerare la capacità di spesa, il Sindaco viene nominato Funzionario Delegato della Regione.
Ha la responsabilità personale di valutare le domande di contributo, di verificare le opere da finanziare e di fare direttamente i pagamenti.

Tra gli ingranaggi c’è spazio anche per il Comitato dei Terremotati, che ha bisogno di essere ascoltato, raffigurato dal pistone in alto all’estrema destra.

Anche la Chiesa friulana fa la sua parte. Si schiera al fianco della gente, èprotagonista nell’emergenza e nella successiva ricostruzione. I parroci sono punto di riferimento della gente e i riti religiosi sono momenti importanti per la comunità che si ritrova e si sostiene.
La Chiesa friulana si organizza e redige, a soli cinque giorni dal terremoto, il manifesto: “Ai furlans che crodin”, ai friulani che credono; questo documento del gruppo ecclesiale Glesie Furlane, si schiera con lucidità e determinazione a difesa e a sostegno delle popolazioni terremotate.

foto: Gabinetto Fotografico Nazionale, Roma

Il sisma ha investito le località che più di altre conservavano intatte le testimonianze storiche più antiche e preziose della storia del Friuli. Oltre ai monumenti, il terremoto ferisce anche una grande quantità di beni storico-artistici. Affreschi, statue, tele, altari, organi, arredi finiscono sotto le macerie. Gli interventi di restauro sono puntuali e attenti, grazie ad una nuova sensibilità e consapevolezza verso questa disciplina.

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