Sala D

Il terremoto è alle spalle e si cerca di tornare alla normalità. Nonostante il dolore e le difficoltà, è forte la voglia di fare, di ricostruire.

La vita ricomincia.

Già agli inizi di giugno, alcune fabbriche riprendono le attività.

Lo spirito del “fasìn di bessoi”, ovvero del provvedere da sé, stimola la creazione di una diffusa organizzazione sociale di base in grado di risolvere i problemi di prima necessità. 

La partecipazione popolare nasce spontanea e immediata in quanto dettata dalla volontà di farcela.

Le decisioni da prendere sono tante e tutti vogliono partecipare, dare la propria opinione.

Questo è un terremoto partecipato.

Le manifestazioni per fare sentire la propria voce sono molteplici e spesso spontanee.
Le comunità si organizzano al meglio e le donne sono in prima linea.

Sotto le tende fin da subito si ci organizza: i bollettini ciclostilati vengono distribuiti e sono la voce libera dei terremotati.

E’ noto che il popolo friulano abbia, come si dice, la “malattia del mattone”: la casa è il fondamento prioritario della vita e dell’identità stessa dei friulani.

La voglia di ripartire si ritrova soprattutto nella quotidianità del lavoro: non a caso i friulani sono considerati grandi lavoratori.
Sono tantissimi, per non dire tutti quelli che accorrono nei propri luoghi di lavoro per spostare macerie, salvare le materie prime, proteggere e riparare gli impianti.

foto: Giorgio Lotti

Il Messaggero Veneto e il Gazzettino svolgono una preziosa azione di cronaca: non ci sono telefoni sotto le tende e neanche televisioni, se va bene c’è la radio; ma il quotidiano svolge anche un importante ruolo di informazione e divulgazione delle conoscenze scientifiche e tecniche, per la collaborazione con specialisti.

foto: Daniele Carnelutti

La terra continua a tremare e sono proprio le pagine dei quotidiani che spiegano il perché, dando anche indicazioni sui comportamenti da tenere in caso di ulteriori scosse.

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